venerdì 4 dicembre 2009

Interviste: Federico Fiumani dei Diaframma

Onora il padre

Ignorare la storia dei Diaframma è ignorare la storia stessa del rock alternativo in Italia. Nati nell’ambito della scena musicale fiorentina dei primi anni ’80, hanno inventato “il rock italiano cantato in italiano”, dopo aver fatto propri gli stimoli provenienti dalla già affermata corrente post-punk anglosassone. Partiti sulle orme dei Joy Division (“Altrove”, 1983, “Siberia”, 1984) hanno poi sviluppato un proprio sound, figlio del rock cantautoriale e chitarristico dei “sixties”, impreziosito dai testi arguti, ironici e mai scontati del “front-man” Federico Fiumani (“Tre volte lacrime”, “Boxe”, “In perfetta solitudine” e “Anni luce” solo per citare alcuni album di una nutrita discografia). Fiumani, insensibile ai richiami delle sirene del mercato, imperterrito per la sua strada, è rimasto l’unico membro superstite della formazione originaria ed è ancora sui palchi con la stessa determinazione degli esordi. In occasione di un concerto dei Diaframma al Gabba Gabba di Taranto il 25 novembre 2009, il nostro Francesco Radicci dei Cadabra si è recato sul posto ed è riuscito ad intervistarlo, asserragliato con lui all’interno di un bagno del locale assediato dai fans.


Tempo fa lessi in una intervista agli Hiroshima Mon Amour la dichiarazione che loro non sarebbero mai potuti esistere se non fossero esistiti i Diaframma. Sei d'accordo sul fatto che l'impatto dei Diaframma sull'underground musicale italiano sia paragonabile a quello dei Sex Pistols nel panorama internazionale, ossia abbia spinto molte persone a imbracciare uno strumento e a dire la propria, magari cantando in italiano?
Rispetto al punk e ai Sex Pistols la nostra è una realtà differente. Il movimento punk ha lasciato un’impronta sulle generazioni successive ma ha anche avuto vita breve, durata un anno e mezzo o poco più. Noi, invece, suoniamo da trent’anni e in un contesto diverso. Piuttosto, mi piace pensare di aver dato un esempio di tenacia, seguendo sempre la mia strada, le mie idee, senza compromessi.

Oggi il punk è sola estetica, svuotato del suo significato più profondo, privo di vera provocazione, ribellione, immediatezza. Come si collocano i Diaframma nel contesto punk odierno?
Il punk era una moda anche nel ’77. Anche allora c’era poco idealismo, anche negli stessi Sex Pistols che, però, avevano un manager astuto. La bellezza di quel movimento era l’assoluta novità, poi è stato riproposto stancamente. I Diaframma non sono un gruppo punk. Siamo nati con quel genere e ci piace molto, quello sì.

Mi capita spesso di vedere citati i Diaframma, specie su MySpace, da utenti devoti alla musica gotica, sottintendendo probabilmente il culto per i vostri primissimi lavori. Lo "zoccolo duro" dei tuoi fans, invece, preferisce i lavori successivi e ti segue fedelmente di album in album. Qual è il filo conduttore che lega il gotico degli esordi, il pop raffinato di "Boxe", la svolta di “Gennaio”, con te alla voce, fino a giungere al rock dell’ultima tua fatica "Difficile da trovare"?
Il goth era un genere più vicino a Nicola Vannini (primo cantante dei Diaframma, ndr) e a certi ambienti della Rockoteca Brighton, locale fiorentino che frequentavamo al tempo. Io sono sempre stato più legato al punk di gruppi come Sex Pistols e Ramones. In seguito, quando sono rimasto solo, è venuto meno il “concetto di band”, nel senso di visione e arrangiamenti collettivi. La naturale conseguenza è una musica più secca ed essenziale.

Anche per quanto riguarda i testi c'è stata una mutazione radicale del linguaggio, passando dalla descrizione introspettiva del tuo mondo interiore, alla descrizione della quotidianità, in un modo schietto e anche molto colorito, trattando spesso tematiche sessuali. Come è maturata questa evoluzione?
È stata un’evoluzione spontanea in quanto, con gli anni, è cambiato il modo di intendere e vedere le cose. Un ruolo fondamentale lo ha avuto la psicoanalisi: nel 1986 andai in analisi, un’esperienza che mi ha insegnato a scavare dentro di me cogliendo diverse percezioni della vita.

Come mai “Donne mie” è uscito a nome Federico Fiumani e non Diaframma?
Era un periodo in cui non avevo un buon rapporto col gruppo e quindi non mi andava di condividere con altri quelle canzoni, quell’album. È stata una decisione dettata dal momento. Non è il caso dei Diaframma di oggi, un gruppo unito e affiatato.

Parlami un po' dell'ambiente della Ricordi, un'esperienza negativa per te da quello che mi è sembrato di capire da alcune tue dichiarazioni. Si era parlato anche di una partecipazione dei Diaframma al Festival di San Remo, cosa accadde realmente in quei giorni?
Non la considero un’esperienza interamente negativa, soprattutto all’inizio. Per esempio, tra i risvolti positivi, l’incontro con Vince Tempera. Poi, ho avuto modo di conoscere le persone che si aggirano in quegli ambienti e non mi ci sono più trovato, vedi la proposta di fare Sanremo.

Era il 1991, “Anni Luce” non era ancora uscito. Come andò? Quale canzone avresti portato?
Avevo cominciato ad abbozzare un pezzo ma non se ne fece nulla. Era il periodo in cui volevano lanciare la musica fiorentina alla Masini e Vallesi, parlavano pure di piazzamenti importanti, ma erano contesti in cui non mi ci vedevo affatto…

Federico Fiumani, i Diaframma e la tecnologia: alcuni anni fa dichiarasti di non avere nemmeno il computer, adesso la tua presenza sul web si fa di giorno in giorno più importante, come te la cavi tra MySpace, Youtube e Facebook?
Il mio rapporto con la tecnologia è ancora quasi a zero, solo che oggi ho un computer. Il mio MySpace l’ha creato, e continua a curarlo, un ragazzo di Rimini al quale passo le informazioni. Idem per Facebook. Sono siti che semplicemente mi permettono di procurarmi concerti e conoscere gente.

La tecnologia ha cambiato il modo di ascoltare la musica: prima c'erano i supporti fisici, oggi, specie con il "file sharing", gli mp3 viaggiano gratuitamente da un computer all'altro. Quanto pensi che la cosa abbia giovato alla musica e agli artisti? Cosa perde una canzone o un album spogliato del suo artwork e ridotto a semplice file di computer?
Come tutte le rivoluzioni, anche la tecnologia ha le sue vittime. Ha pro e contro e non saprei se sono di più i vantaggi o gli svantaggi. Di certo c’è che le nuove generazioni intendono la musica in maniera diversa. Io, per esempio, passavo interi pomeriggi nei negozi di dischi. Erano anche luoghi di ritrovo e scambio culturale, oggi sono sempre più vuoti. Di positivo potrebbe esserci il ritorno del vinile, supporto per anni scomparso e che ora, paradossalmente, si ripresenta come un’ancora di salvezza. In generale oggi la tecnologia facilita la vita ma inaridisce l’anima.

Federico Fiumani dal vivo: cosa cambia tra un concerto dei Diaframma ed un Confidenziale?
Mi diverte di più un concerto con i Diaframma. Il Confidenziale è bello, ma dà sensazioni diverse: sul palco mi fa sentire più solo, nudo. Con il gruppo si crea un contesto corale e coinvolgente, durante il quale i musicisti possono stabilire empatie emozionanti e irripetibili.


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