venerdì 13 novembre 2009

Interviste: PITCH

Storia di una bambina atomica

I Pitch hanno movimentato la scena alternativa degli anni ’90 grazie ad un alternative/rock esuberante, di gusto tipicamente americano, ed alla presenza scenica di Alessandra Gismondi, bassista e cantante. Nati nel 1994, vengono subito notati da Manuel Agnelli, che li porta alla Vox Pop e produce il loro primo album “Bambina atomica” (1997), supportato da un tour nazionale e da un ben noto videoclip con protagonista la pornostar Selen (“Neil Young”). Alessandra ricambierà il favore a Manuel scrivendo “Lasciami leccare l’adrenalina”, che diventerà uno dei brani più celebri degli Afterhours. Passati alla BMG/RCA, pubblicano il secondo album “Velluto” (1999), fortunato nell’ispirazione ed apprezzato dalla critica specializzata. Segue un periodo di silenzio, interrotto nel 2005 dall’annuncio del ritorno sulle scene con una nuova formazione ed un nuovo album, “A Violent Dinner”, che segna la svolta del cantato in inglese. Abbiamo incontrato Alessandra, in procinto di partire per un tour europeo, e fatto quattro chiacchiere su passato, presente e futuro dei Pitch.


Parlami degli albori dei Pitch: come vi siete formati, la musica che vi ha influenzato e come è maturata la scelta del nome.
I Pitch nascono nel 1994 dalla mia amicizia con Stefano e Filippo, con la comune passione per la musica e tanta voglia di mettersi in gioco. Inizialmente il nome era Peach, ma c’erano altri due gruppi, uno inglese ed uno americano, e quindi abbiamo deciso di cambiare mantenendo pressappoco lo stesso suono, ma con un significato più vicino alla musica, infatti Pitch significa picco, acuto, apice del suono. Abbiamo pubblicato due album con questa formazione: “Bambina Atomica” e “Velluto”. Dopo il tour di “Velluto” mi sono presa una pausa di alcuni anni e nel 2005 ho riformato i Pitch con una nuova line up: Luca Bandini e Christian Amatori alle chitarre e Nicola Rambelli alla batteria, con loro ho pubblicato il terzo album “A Violent Dinner”. La musica che ci ha influenzato maggiormente è stata quella di Sonic Youth e Blonde Redhead, ma anche Joy Division e tutta la scena indie americana anni ‘90 come Pavement, Pixies, Breeders tanto per citare alcuni nomi.

Importante l’incontro con Manuel Agnelli, che vi ha portato in studio per la realizzazione del vostro esordio discografico "Bambina Atomica": cosa ti ricordi di quel periodo? C’è qualche aneddoto che vuoi raccontare?
Ricordo tutto di quel periodo: gli incontri con Manuel e Charlie in Vox Pop per preparare la produzione, le prove nella casetta di campagna, le registrazioni in studio, i cori con Manuel in “Vesciche”, la guerra dei “jacks” tra Manuel e Stefano durante le riprese delle chitarre sul finale di “Bambina Atomica”.

Per il videoclip di "Neil Young" hai coinvolto la famosa pornostar Selen e non è stata una scelta fatta a tavolino perché so che lei è una tua grande amica. Cosa ti ricordi della lavorazione di quel video? Frequenti ancora Selen?
Si, è esatto quello che dici, in quell’epoca lei frequentava i miei corsi di aerobica nella palestra dove insegnavo e la collaborazione al video è stata spontanea, abbiamo pensato in Vox Pop che lei fosse la sostituta perfetta per interpretare me “la cantante dei Pitch” nel video di Neil Young e la cosa credo che abbia funzionato in quanto a distanza di anni le persone ancora ricordano il video! Non ci vediamo spesso ma ogni tanto capita di incontrarci, Ravenna è piccola.

Gli anni ‘90 si chiudono con la vostra seconda uscita “Velluto”, parlami della genesi di questo disco e delle differenze con "Bambina Atomica".
“Velluto” nasce durante il tour di “Bambina Atomica”, è stato un album di crescita dal punto di vista creativo musicale ma anche come produttori della nostra stessa musica. Ci siamo rivolti a Manuel solo per la pre-produzione. In studio abbiamo prodotto tutto da soli con l'aiuto naturalmente di ottimi musicisti e tecnici del suono che all'epoca la BMG ci affiancava, come Marco Lecci e Mario Conte. Le differenze con “Bambina Atomica” sono abbastanza evidenti: “Bambina Atomica” è un album “naif”, nel senso buono del termine, molto spontaneo e diretto, sporco al punto giusto e con una produzione "lo-fi" di Manuel molto azzeccata, che ci ha rappresentato al meglio. “Velluto” è più raffinato, arricchito con arrangiamenti di strumenti vintage che davano un tocco di sensibilità musicale maggiore all'atmosfera dell'album.

Ricordo che all’epoca foste paragonati ai Prozac+... accostamento infelice che forse vi ha penalizzato nella percezione di una certa fascia di pubblico. Pensi che oggi, a posteriori, si abbia una giusta percezione del valore dei Pitch?
Le similitudini credo che siano state un po’ forzate in quanto all'epoca non vi erano molte “front girl” nel panorama musicale italiano. Credo che musicalmente fossimo molto distanti, ma i paragoni non mi hanno toccato più di tanto. Credo che i nostri live al momento rappresentino in pieno la nostra natura, che è molto distante dai Pitch di “Bambina atomica” e “Velluto”, anche perché dei vecchi componenti sono rimasta solo io.

Dopo un decennio florido per il rock alternativo italiano, l’inizio del nuovo millennio ha coinciso con la crisi della musica, le piccole etichette hanno iniziato ad avere problemi di sopravvivenza e le major hanno tagliato i fondi destinati al rock indipendente. Anche i Pitch hanno rallentato la loro attività: quanto avete risentito di questa situazione di crisi?
Sinceramente, subito dopo il tour di “Velluto”, mi sono presa una pausa e sono stata in Australia dove viveva mia madre. Al ritorno ho dato vita insieme a Luca ad un nuovo progetto, “Tennis”, e, sull'onda e l'entusiasmo "Pitch", abbiamo suonato in giro per l'Italia per un paio d'anni partecipando anche ad importanti festival nazionali. Io non mi sono mai fermata a dire il vero e non ho mai smesso di scrivere canzoni, come pure l'attività live è stata sempre notevole. Successivamente sono entrata come bassista nel progetto elettronico "Mono:Fi" ed abbiamo pubblicato un Ep. La crisi delle etichette si, è vero, c'è stata, ma la voglia di esprimermi e soprattutto la forte passione non mi hanno fatto mai demordere.

Nel 2008 avete partecipato alla cd compilation "Danze Moderne vol. 1" con due inediti molto solari, una formazione rinnovata ed una singolare batteria elettronica a portare il tempo. Raccontami di questi due pezzi, gli ultimi dei Pitch cantati in italiano.
È stato un esperimento agli albori del 2005: le canzoni sono nate all'inizio della collaborazione con Luca e Christian come “progetto Pitch”. Non avendo un batterista abbiamo registrato con la drum machine e i due brani sono stati nel cassetto finché Carlo Furii di Danze Moderne mi ha scritto chiedendomi se ero interessata a partecipare alla compilation. Ho accettato molto volentieri in quanto le canzoni ci erano sempre piaciute, ma con l'entrata del batterista non erano state prese in considerazione per inserirle nel nuovo album, anche perché la mia scrittura dei testi si era spostata in inglese per provare a far arrivare la nostra musica oltre i confini italiani, una specie di scommessa!

Quindi la svolta di "A Violent Dinner", un suono molto più equilibrato rispetto agli anni ‘90 e la volontà di abbracciare il cantato in inglese: una nuova voglia di internazionalità o un vecchio desiderio di liberazione da una certa scena alternativa dove l´italiano nei testi è stato (ed è) quasi un obbligo?
La scelta alla lingua inglese è avvenuta attraverso una lenta gestazione, sono passati infatti due anni dalla registrazione di “Colazione da Sisley” e “Mezzanotte fluorescente”, i brani presenti sulla compilation "Danze Moderne vol. 1". In quel periodo mi veniva più spontaneo scrivere in inglese e la svolta è avvenuta in modo molto naturale e non forzato. E poi, come ti dicevo prima, anche la voglia di poter portare la nostra musica all'estero con i concerti. Per quanto riguarda "A Violent Dinner" è un album diverso dai precendenti perché creato da tutti i musicisti e le canzoni hanno preso forma dal contributo di ogni singolo elemento che forma la band. Siamo stati tutti molto soddisfatti di questo album e rappresenta al 100% il suono Pitch dell'ultimo periodo.

Siete sicuramente uno dei migliori live-act della scena indipendente del nostro paese, cosa si libera di voi quando salite su un palco?
È una cosa bellissima quando si sale sul palco, si crea un'alchimia davvero unica che ci trasporta attraverso le note delle nostre canzoni a momenti di pura malinconia, molto romantica e dolce, fino ad arrivare a momenti di forte tensione quasi psicotica!

Siete stati attivi in due decadi molto diverse tra loro: gli anni ‘90, ancora dominati dalle case discografiche classiche e da un vecchio modo di fare discografia, e i primi dieci anni del nuovo millennio dove, con la perdita di importanza del supporto fisico e la diffusione della musica sul WEB, si sono stravolte le regole del mercato e il modo di ascoltare la musica. Come vivi questa rivoluzione tecnologica? Ti senti a tuo agio tra mp3, streaming e peer to peer? Pensi che agli artisti abbia realmente giovato questa situazione?
No, non mi trovo a mio agio per nulla! Io sono ancora all'antica, registro i miei demo ancora su musicassette e registratorini a piste! Sicuramente non ha giovato alla musica tutta questa tecnologia, lo dimostra la crisi in atto da più di dieci anni e credo sia dura tornare indietro ora.

L’attuale scena musicale alternativa italiana è molto ricca di proposte, forse più in quantità che in qualità: quali sono, secondo te, i nomi che si distinguono dalla massa e che meritano di essere citati?
Sono davvero tante le proposte interessanti, dai “Giardini di Mirò” ai “Julie's Haircut” ai “A Classic Education” a “Wother Goes Stranger” e molti molti altri, che visto la mia scarsa memoria sto scordando in questo momento.

Schonwald è un tuo progetto collaterale messo in piedi assieme a Luca, musicalmente molto più sperimentale rispetto ai Pitch. Qual è il significato di questo diverso modo di fare musica?
Schonwald nasce principalmente da Luca, che si occupa praticamente di tutte le basi elettroniche e stesura delle parti di chitarra. Io arrivo alla fase finale del percorso con la melodia e linee di basso. Praticamente lavoro al contrario di come solitamente lavoro con i Pitch. Nasce dalla voglia di metterci in gioco con una sperimentazione musicale più “noise” senza perdere di vista la vena pop.

Cosa c’è nel futuro dei Pitch?
Stiamo lavorando al nuovo album e siamo molto elettrizzati da come stanno riuscendo i provini. Siamo davvero molto fiduciosi, incrociamo le dita! Nel frattempo stiamo anche suonando qualche live per provare le nuove canzoni e non perdere l'allenamento!


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