giovedì 24 settembre 2009

La SIAE e la ripartizione dei diritti d’autore

Ecco perché il 60% dei musicisti non trova i soldi sui rendiconti semestrali SIAE

Molti colleghi musicisti, iscritti alla SIAE, mi chiedono perché prima guadagnavano poco e adesso guadagnano ancora meno in diritti d’autore sebbene abbiano una discreta attività concertistica. Vediamo di fare luce su questo problema. Intanto stiamo parlando di piccoli autori, musicisti che hanno un piccolo gruppo e suonano nei pub, nelle piazze e le cui maggiori entrate derivano dai concertini. Il concertino, per la SIAE, differisce dal concerto perché si svolge in luoghi non deputati in origine allo svolgimento di eventi live, come bar, birrerie, stabilimenti balneari, circoli culturali, ecc… Fino a qualche anno fa il principale motivo per il quale non s’incassavano i diritti sulle serate era la superficialità con la quale si compilava il “Programma musicale SIAE” (in gergo “borderò”). Ancora incontro musicisti sbalorditi quando spiego loro che nella compilazione del borderò bisogna inserire correttamente sia il compositore sia il titolo di tutti i pezzi suonati, facendo attenzione nel segnare una sola lettera per casella, altrimenti il documento verrà annullato e non conteggiato nelle ripartizioni per i diritti d’autore. È necessario compilare precisamente il borderò perché esso passa attraverso un computer che scarta quelli compilati in modo scorretto, basta anche una piccola virgola, un apostrofo, una lettera fuori posto. Ebbene sì, se si sbaglia il nome dell’autore o un titolo, se si esce poco poco dalla casella, non viene annullata la canzone, come molti pensano, ma tutto il borderò.
Svelato il primo arcano.


Ma la SIAE, non contenta di annullare così una quota sostanziosa di programmi musicali e non corrispondere i dovuti diritti d’autore per una lettera fuori posto, ha avuto un “colpo di genio”: dall’ottobre del 2006, il 75% dei diritti da distribuire verrà assegnato in modo “statistico” a brani rilevati in concerti registrati segretamente da funzionari della SIAE, stabilendo in base a tale campionamento una sorta di "tabella di ripartizione" che secondo la società è rappresentativo del reale utilizzo delle opere protette, mentre il restante 25% verrà assegnato con estrazione a sorte di un borderò su cinque. Questo cosa significa? La SIAE effettua delle registrazioni segrete di concerti, dove è più probabile che vengano suonate canzoni di Lucio Battisti, Vasco Rossi e Laura Pausini che le vostre. Da queste rilevazioni sarà stilato un elenco di brani statisticamente più eseguiti, che “si beccheranno” il 75% del totale dei diritti d’autore prodotti durante il semestre. La probabilità che un piccolo autore rientri in questa specie di classifica è nulla, calcolando che la SIAE effettua solo 500 registrazioni segrete ogni 6 mesi e in Italia, nello stesso spazio temporale, si svolgono circa 200.000 concerti, prevalentemente di gruppi cover, “tribute” e piano-bar, che faranno felici Paul McCartney, i Queen, Ligabue, U2 e così via. In parole povere, voi suonate, Mogol incassa i vostri diritti. La possibilità che il brano di un piccolo autore rientri nella rilevazione è dello 0,025%. Il restante 25% dei diritti, invece, viene assegnato alla vecchia maniera, ossia dalle rilevazioni dei borderò, ma con una sostanziale novità: solo un borderò su cinque verrà pagato, in una ignobile estrazione a sorte. In pratica: una lotteria! Un danno per i piccoli autori e un incremento consistente dei guadagni per i grandi autori. Qual è la beffa nella beffa? Che voi musicisti pagate una quota sociale annua alla SIAE affinché essa raccolga i vostri diritti. I diritti ve li raccoglie, sì, ma li dà a Zucchero Fornaciari, non a voi.

Che cosa fare? I miei consigli sono questi:
1- Se non siete iscritti alla SIAE, non iscrivetevi! Andrete solo a buttare dei soldi (220 euro per l’iscrizione e 91,50 euro annue di quota sociale). E ricordatevi: non è l’iscrizione alla SIAE che vi qualifica come autori, ma diventate tali nel momento stesso che iniziate a scrivere delle canzoni vostre. Mozart non era iscritto alla SIAE. Inoltre la SIAE, nel caso un vostro pezzo venga plagiato, non vi tutela affatto! L’unica cosa che fa è prendere il vostro spartito, confrontarlo con il brano che vi hanno copiato e dire “Sì, ti hanno plagiato”. Poi gli avvocati, con tutte le spese legali correlate, dovrete pagarli voi, di tasca vostra. Provate a fare una causa a Phil Collins: vi ridurrete sul lastrico e magari perdete pure. Per tutelarvi basta che vi spediate una copia delle vostre opere su cd dentro una busta sigillata tramite raccomandata. Ma mi riprometto di tornare su questo argomento della tutela in un prossimo articolo.
2- Se siete iscritti, cancellatevi! Inutile protestare, loro hanno il coltello dalla parte del manico, non faranno mai i vostri interessi se non avete una grossa casa discografica alle spalle e non producete centinaia di migliaia di euro all’anno in concerti e vendite di dischi. La cancellazione va fatta entro il 30 settembre di ogni anno con raccomandata AR. Fate sempre in tempo ad iscrivervi nuovamente se vedete che i vostri pezzi stanno avendo successo, scalano le classifiche e vi invitano a “Top of the pops”.

Sarebbe un bel segnale se tutti i piccoli autori si cancellassero, cessando così di alimentare con il loro sudore questo ennesimo carrozzone italiano, che arricchisce solo i grandi autori e la SIAE. Purtroppo i musicisti assistono passivamente a questi scempi e continuano a pagare il bollettino, che ogni anno giunge puntuale. Lo stesso presidente della SIAE, Giorgio Assumma, ha recentemente dichiarato che il 60% degli iscritti non riesce a coprire con i guadagni le spese della quota annuale. Ma visto che nessuno vi obbliga ad essere soci della SIAE… restare associati è proprio masochismo!


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