giovedì 11 marzo 2010

L’editore musicale, questo sconosciuto…

Visto con sospetto dagli artisti in erba, un bravo editore è in realtà una grande risorsa.

Tempo fa, con i membri di un giovane gruppo, si parlava della figura dell’editore musicale ed è venuto fuori che, nella loro percezione, costui non è altro che un “ladro di diritti”, cioè mentre tu suoni, lui fa i soldi alle tue spalle, oppure ti ruba la proprietà delle canzoni per impedirti di usarle a tuo piacimento. Una percezione “tutta italiana” di una questione ben diversa e piuttosto importante per un musicista. Quindi: chi è l’editore? Perché da figura cardine della “filiera” musicale viene vissuto in modo così negativo dai giovani artisti italiani?

In teoria l’editore è la prima figura con la quale un autore musicale dovrebbe venire a contatto, proponendogli i propri brani per una valutazione. L’editore è colui che “edita” i brani musicali, ossia li diffonde rendendoli disponibili al pubblico, quindi chiariamo subito: non è chi stampa i dischi, ma colui che deve far sì che l’artista/autore (che da qui in avanti chiameremo “cantautore”, ossia chi compone e suona i propri brani in senso generale) preso in carico ottenga la massima visibilità possibile tra il pubblico, affinché i suoi brani vengano ascoltati, apprezzati, e quindi possa stampare e vendere i suoi dischi, fare concerti. In pratica, il cantautore pensa a comporre e suonare, l’editore fa tutto il resto. Anzi, spesso l’editore lavora con autori che non sono nemmeno interpreti (pensate a Mogol) e quindi diventa suo compito anche trovare un interprete adatto per le loro canzoni (che nel nostro esempio poteva essere Lucio Battisti). È l’editore che deve trovare un produttore per le registrazioni e un’etichetta discografica per stampare il disco, tanto per cominciare. Il contratto discografico, valutato dall’editore come positivo per il cantautore, sarà stipulato tra cantautore ed etichetta discografica in base ad accordi ritenuti vantaggiosi dall’editore (numero di copie stampate, distribuzione, royalties, ecc…). È l’editore che deve preoccuparsi di tutta la burocrazia necessaria affinché il cantautore percepisca i diritti d’autore dalle sue composizioni. Il contratto editoriale tra un autore musicale e un editore non è un “furto”, bensì un accordo per il quale l’editore dovrà fare tutto il possibile affinché i diritti vengano maturati e pagati, quindi si preoccuperà a sue spese della stampa degli spartiti dei brani presi in tutela (dove necessario) e del loro corretto deposito in SIAE. Parte dei diritti andranno all’autore e parte all’editore, in base a percentuali stabilite tra le parti e comunque rispettando delle tabelle di equità imposte della SIAE. L’autore non viene privato di parte dei suoi diritti, anzi, in presenza di un editore la SIAE riconosce all’autore il diritto al “doppio punto”, ossia i diritti vengono pagati il doppio rispetto ad un autore senza editore. Più i brani sotto edizione verranno suonati, più matureranno diritti per entrambi. L’editore, tramite il suo ufficio stampa, diffonderà notizie sul cantautore (date dei concerti, uscita di un disco, ecc…) e pubblicizzerà la sua figura tramite riviste specializzate, radio, televisione e, oggi soprattutto, internet. Quindi, come vedete, una figura complessa cui non si dovrebbe rinunciare se si lavora con la musica.

Ma torniamo al punto di partenza: perché tutta questa diffidenza verso l’editore? Dico subito che questa sfiducia è tutt’altro che ingiustificata: in Italia non tutti gli editori fanno bene il proprio lavoro. Per esperienza diretta, ho visto editori appropriarsi dei diritti di artisti e mandarli allo sbaraglio, sperando che da un “eventuale” successo nasca la loro fortuna. Nulla di più sbagliato: come fa un cantautore ad avere successo senza il supporto dell’editore? Come fa ad avere successo senza una figura che lo guidi nei meandri della SIAE, che gli faccia stampare il disco con la migliore etichetta, che pubblicizzi il suo lavoro sui giornali e sulle radio? Che futuro può avere un cantautore che si trova ad aver ceduto i diritti dei propri brani per null’altro che qualche cd che si sbriciola in mano, perché realizzato nella stamperia più economica, e soprattutto ad averli ceduti nelle mani di una persona incapace di saperli far fruttare?
Ecco che il musicista ripiega sempre di più sul “fai da te”: spesso realizza le sue canzoni a fatica in qualche studio di registrazione del posto (non sempre con fonici competenti), stampa il cd a sue spese, se lo vende ai concerti, apre una pagina su internet per fare pubblicità al suo progetto. Magari è anche iscritto alla SIAE, ma quasi mai riesce a coprire con i diritti maturati i 91,50 euro di quota annuale. Vedo spesso musicisti spendere ore e ore nel costruirsi un sito internet o telefonare ai locali per racimolare qualche serata, tempo rubato allo studio del proprio strumento, alla composizione e alla sala prove. Io, personalmente, ritengo sbagliato il “fai da te” nella musica. È come se un architetto, dopo aver progettato una casa, dovesse anche realizzarla diventando muratore, idraulico, elettricista, falegname e poi, magari, anche agente immobiliare per venderla. Assurdo, no? Eppure la stessa cosa, riportata al mondo della musica, oggi appare normale e anche intelligente. Invece è intelligente lasciare ad ognuno la sua professionalità, l’autore deve scrivere le canzoni, il musicista le deve suonare (anche se spesso le due figure coincidono), il tecnico del suono deve saper registrare i pezzi, l’ufficio booking deve saper organizzare concerti e così via. L’editore è una figura essenziale per un cantautore, è importante non demonizzarlo e anzi trovare quello più adatto alla propria musica, con oculatezza e magari informandosi sulle sue credenziali, per non cadere nelle fauci di squali sempre in agguato. Per concludere, a tutti gli autori musicali dico: il bravo editore avrà cura di voi e della vostra musica, perché sa bene che il suo successo dipenderà dal vostro successo!



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