venerdì 4 dicembre 2009

Interviste: Federico Fiumani dei Diaframma

Onora il padre

Ignorare la storia dei Diaframma è ignorare la storia stessa del rock alternativo in Italia. Nati nell’ambito della scena musicale fiorentina dei primi anni ’80, hanno inventato “il rock italiano cantato in italiano”, dopo aver fatto propri gli stimoli provenienti dalla già affermata corrente post-punk anglosassone. Partiti sulle orme dei Joy Division (“Altrove”, 1983, “Siberia”, 1984) hanno poi sviluppato un proprio sound, figlio del rock cantautoriale e chitarristico dei “sixties”, impreziosito dai testi arguti, ironici e mai scontati del “front-man” Federico Fiumani (“Tre volte lacrime”, “Boxe”, “In perfetta solitudine” e “Anni luce” solo per citare alcuni album di una nutrita discografia). Fiumani, insensibile ai richiami delle sirene del mercato, imperterrito per la sua strada, è rimasto l’unico membro superstite della formazione originaria ed è ancora sui palchi con la stessa determinazione degli esordi. In occasione di un concerto dei Diaframma al Gabba Gabba di Taranto il 25 novembre 2009, il nostro Francesco Radicci dei Cadabra si è recato sul posto ed è riuscito ad intervistarlo, asserragliato con lui all’interno di un bagno del locale assediato dai fans.


Tempo fa lessi in una intervista agli Hiroshima Mon Amour la dichiarazione che loro non sarebbero mai potuti esistere se non fossero esistiti i Diaframma. Sei d'accordo sul fatto che l'impatto dei Diaframma sull'underground musicale italiano sia paragonabile a quello dei Sex Pistols nel panorama internazionale, ossia abbia spinto molte persone a imbracciare uno strumento e a dire la propria, magari cantando in italiano?
Rispetto al punk e ai Sex Pistols la nostra è una realtà differente. Il movimento punk ha lasciato un’impronta sulle generazioni successive ma ha anche avuto vita breve, durata un anno e mezzo o poco più. Noi, invece, suoniamo da trent’anni e in un contesto diverso. Piuttosto, mi piace pensare di aver dato un esempio di tenacia, seguendo sempre la mia strada, le mie idee, senza compromessi.

Oggi il punk è sola estetica, svuotato del suo significato più profondo, privo di vera provocazione, ribellione, immediatezza. Come si collocano i Diaframma nel contesto punk odierno?
Il punk era una moda anche nel ’77. Anche allora c’era poco idealismo, anche negli stessi Sex Pistols che, però, avevano un manager astuto. La bellezza di quel movimento era l’assoluta novità, poi è stato riproposto stancamente. I Diaframma non sono un gruppo punk. Siamo nati con quel genere e ci piace molto, quello sì.

Mi capita spesso di vedere citati i Diaframma, specie su MySpace, da utenti devoti alla musica gotica, sottintendendo probabilmente il culto per i vostri primissimi lavori. Lo "zoccolo duro" dei tuoi fans, invece, preferisce i lavori successivi e ti segue fedelmente di album in album. Qual è il filo conduttore che lega il gotico degli esordi, il pop raffinato di "Boxe", la svolta di “Gennaio”, con te alla voce, fino a giungere al rock dell’ultima tua fatica "Difficile da trovare"?
Il goth era un genere più vicino a Nicola Vannini (primo cantante dei Diaframma, ndr) e a certi ambienti della Rockoteca Brighton, locale fiorentino che frequentavamo al tempo. Io sono sempre stato più legato al punk di gruppi come Sex Pistols e Ramones. In seguito, quando sono rimasto solo, è venuto meno il “concetto di band”, nel senso di visione e arrangiamenti collettivi. La naturale conseguenza è una musica più secca ed essenziale.

Anche per quanto riguarda i testi c'è stata una mutazione radicale del linguaggio, passando dalla descrizione introspettiva del tuo mondo interiore, alla descrizione della quotidianità, in un modo schietto e anche molto colorito, trattando spesso tematiche sessuali. Come è maturata questa evoluzione?
È stata un’evoluzione spontanea in quanto, con gli anni, è cambiato il modo di intendere e vedere le cose. Un ruolo fondamentale lo ha avuto la psicoanalisi: nel 1986 andai in analisi, un’esperienza che mi ha insegnato a scavare dentro di me cogliendo diverse percezioni della vita.

Come mai “Donne mie” è uscito a nome Federico Fiumani e non Diaframma?
Era un periodo in cui non avevo un buon rapporto col gruppo e quindi non mi andava di condividere con altri quelle canzoni, quell’album. È stata una decisione dettata dal momento. Non è il caso dei Diaframma di oggi, un gruppo unito e affiatato.

Parlami un po' dell'ambiente della Ricordi, un'esperienza negativa per te da quello che mi è sembrato di capire da alcune tue dichiarazioni. Si era parlato anche di una partecipazione dei Diaframma al Festival di San Remo, cosa accadde realmente in quei giorni?
Non la considero un’esperienza interamente negativa, soprattutto all’inizio. Per esempio, tra i risvolti positivi, l’incontro con Vince Tempera. Poi, ho avuto modo di conoscere le persone che si aggirano in quegli ambienti e non mi ci sono più trovato, vedi la proposta di fare Sanremo.

Era il 1991, “Anni Luce” non era ancora uscito. Come andò? Quale canzone avresti portato?
Avevo cominciato ad abbozzare un pezzo ma non se ne fece nulla. Era il periodo in cui volevano lanciare la musica fiorentina alla Masini e Vallesi, parlavano pure di piazzamenti importanti, ma erano contesti in cui non mi ci vedevo affatto…

Federico Fiumani, i Diaframma e la tecnologia: alcuni anni fa dichiarasti di non avere nemmeno il computer, adesso la tua presenza sul web si fa di giorno in giorno più importante, come te la cavi tra MySpace, Youtube e Facebook?
Il mio rapporto con la tecnologia è ancora quasi a zero, solo che oggi ho un computer. Il mio MySpace l’ha creato, e continua a curarlo, un ragazzo di Rimini al quale passo le informazioni. Idem per Facebook. Sono siti che semplicemente mi permettono di procurarmi concerti e conoscere gente.

La tecnologia ha cambiato il modo di ascoltare la musica: prima c'erano i supporti fisici, oggi, specie con il "file sharing", gli mp3 viaggiano gratuitamente da un computer all'altro. Quanto pensi che la cosa abbia giovato alla musica e agli artisti? Cosa perde una canzone o un album spogliato del suo artwork e ridotto a semplice file di computer?
Come tutte le rivoluzioni, anche la tecnologia ha le sue vittime. Ha pro e contro e non saprei se sono di più i vantaggi o gli svantaggi. Di certo c’è che le nuove generazioni intendono la musica in maniera diversa. Io, per esempio, passavo interi pomeriggi nei negozi di dischi. Erano anche luoghi di ritrovo e scambio culturale, oggi sono sempre più vuoti. Di positivo potrebbe esserci il ritorno del vinile, supporto per anni scomparso e che ora, paradossalmente, si ripresenta come un’ancora di salvezza. In generale oggi la tecnologia facilita la vita ma inaridisce l’anima.

Federico Fiumani dal vivo: cosa cambia tra un concerto dei Diaframma ed un Confidenziale?
Mi diverte di più un concerto con i Diaframma. Il Confidenziale è bello, ma dà sensazioni diverse: sul palco mi fa sentire più solo, nudo. Con il gruppo si crea un contesto corale e coinvolgente, durante il quale i musicisti possono stabilire empatie emozionanti e irripetibili.


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giovedì 26 novembre 2009

Discogs, il motore per la discografia internazionale

Uno strumento potente alla portata di tutti

Discogs è sicuramente uno dei database musicali più completi in questo momento presente sul WEB. Le sue pagine sono gestite dagli stessi utenti, appassionati di musica, che arricchiscono l’archivio con il loro contributo di informazioni e questo ne fa una sorta di Wikipedia del rock. È grazie proprio all’apporto prezioso degli utenti che le informazioni sono sterminate: dagli artisti, alle case discografiche, fino ai dischi, ovviamente, di cui troviamo, per ogni artista, le discografie classiche in tutti i formati (vinili, cd, musicassette, ecc…) accanto alle rarità e ai bootlegs.

Il nome Discogs nasce da una contrazione di Discographies, discografie. L’azienda proprietaria del sito si chiama Zink Media Inc. e la sua sede è a Portland, Oregon, USA. Una comunità di quasi duemila utenti ha contribuito, dal novembre 2000, alla formazione di un impressionante database di etichette discografiche (più di 5.700), artisti (più di 25.000) e uscite discografiche (più di 31.000). Tutto ciò grazie a Kevin Lewandowski, programmatore, dj e, soprattutto, appassionato di musica elettronica, che, ispirato da altri siti mantenuti da vaste comunità come Slashdot, Ebay o l'Open Directory Project, ha saputo coinvolgere una moltitudine di fans attraverso un'interfaccia minimale ma efficace. Una mole di dati sempre crescente per uno strumento sempre più utile sia ai semplici appassionati che agli addetti ai lavori. Nato per mano di seguaci di musica elettronica (Techno e House in modo particolare), si è poi esteso praticamente a tutti i generi, con quotidiani miglioramenti delle sezioni rock, pop, jazz e classica.

Lo scopo pricipale di Discogs è di fornire ai navigatori informazioni utili su artisti, case discografiche e soprattutto sugli album pubblicati: i dati presenti nel sito sono raggiungibili per parola chiave o navigando attraverso il nome del musicista o dell’etichetta discografica. Ogni artista ha un suo profilo, provvisto di foto e dati biografici, comprensivo di brani musicali, siti di riferimento e altre informazioni, tutto è indicizzato e gestito con riferimenti incrociati. Solo dopo essersi registrati è possibile aggiungere dati all’archivio, inserendo dischi non ancora catalogati, artisti non ancora presenti, oppure modificare informazioni ritenute incomplete o inesatte. Oltre a ciò possiamo comporre una lista di album preferiti, di quelli che non abbiamo ma che vorremmo avere. Si possono votare i brani musicali e interagire con gli altri utenti attraverso il forum del sito.

Inoltre, cosa molto importante, su Discogs si possono vendere o acquistare dischi tra utenti registrati. Se un utente ha messo in vendita un disco che vi interessa, magari una rarità da collezione, potete ordinarlo attraverso i link "add to cart" (per aggiungere l'articolo al carrello) "continue shopping" (se vuoi aggiungere altri articoli) ed infine "ceckout" per confermare le informazioni di spedizione, ricevere il totale delle spese ed eventuali informazioni dal venditore. A questo punto si può procedere con il pagamento. Il metodo più pratico e istantaneo per pagare è Paypal, accettato da buona parte dei venditori, altrimenti si può pagare attraverso bonifico bancario, assegno, vaglia, ecc… È possibile controllare le varie fasi della transazione e comunicare col venditore attraverso il box "messaggi privati". Ricevuta la merce, si lascia un feedback come su Ebay. Vendere è altrettanto semplice: una volta trovato nell’archivio il disco che possedete e vi interessa vendere (ma se non lo trovate, lo potete inserire voi stessi), cliccate sul pulsante “Sell this item”, apparirà una pagina dove vi verrà chiesto di inserire i vostri dati e le vostre condizioni di vendita. Siate molto precisi, specialmente nell’indicare le spese di spedizione per il vostro paese e per l’estero, ne va della buona riuscita della compravendita.

Discogs è quindi uno strumento molto potente che, messo alla mano, vi darà molte soddisfazioni. Il mio consiglio è di farci una navigata, magari dando un’occhiata alla discografia del vostro artista preferito. Se poi conoscete una band particolare, magari non presente nel database, e trovate che la sua discografia sia incompleta o inesatta, non esitate a registrarvi e a dare il vostro contributo, apportando le dovute aggiunte o correzioni: la community e la musica intera ve ne saranno grati!


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sabato 21 novembre 2009

Dischi: ICYDAWN - A Personal Collection Of Demo(n)s

SR e la "stanza claustrofobica"

È la musica che non ti aspetti da un paese come la Svizzera, tanto ruvida ed estrema quanto misurata ci appare la storia e la vita di questo nobile paese ai nostri confini. Icydawn è la sigla dietro la quale si cela Sacha Rovelli (SR) che, dopo alcune esperienze in gruppi new wave, ha deciso che la sua dimensione è la one-man-band e il suo ambiente creativo è una “claustrophobic room”, piena di computers, tastiere e registratori vintage. È in questo luogo che prendono forma i suoi incubi, le lunghe suite di musica scarnificata e ridotta a ritmo e rumore, accanto ad un synth-pop destrutturato e ossessivo, che di “pop” non ha oramai più nulla. Un progetto dove c’è molta italianità: ticinese Sacha, coadiuvato nei testi, nel cantato e nell’artwork dall’artista di Varese Aimaproject, alias Luisa Papa. L’etichetta italiana Revenge Records, da poco sul mercato, ma già molto attenta a quanto avviene nell’underground europeo, ha notato il movimento creato da questo artista solitario negli ambienti gotico-industriali europei, grazie a lavori come “Il Tagliacarte - L’Angelo - I Fantasmi”, ed ha deciso di metterlo sotto contratto. “A Personal Collection Of Demo(n)s” è la summa espressiva di dieci anni di carriera sotterranea di Icydawn, raccolta in una cd compilation molto ricca di brani estrapolati dai suoi precedenti lavori, la maggior parte di difficile reperibilità, per l’occasione rimasterizzati in digitale. Un disco sicuramente di non facile assimilazione, ma che, una volta fatto proprio, può coinvolgere pericolosamente e portare sull’orlo dell’abisso… l’abisso crudele ed ineluttabile che ci circonda.

Artista: ICYDAWN
Titolo: A Personal Collection Of Demo(n)s
Anno: 2009
Etichetta: Revenge
Stile: elettronica, industriale

Tracklist:
1- Shguorrubwaegammoh (Version)
2- An Icy Dawn 2009
3- Elucubrations Pt. III
4- Intermezzo I
5- Geometrie
6- Beyond Body Limits
7- Trends
8- Abstraction
9- Death By Overdose
10- The Portraits Room
11- The Metaphysical Section
12- The White Nursery
13- Tape Musick I
14- Tape Musick II

Formazione:
SR: strumenti – voce
Aimaproject: voce femminile – artwork

Discografia
A Personal Collection Of Demo(n)s (cd, 2009, Revenge Records)
Il Tagliacarte - L’Angelo - I Fantasmi (a nome “Icydawn+Aimaproject” mini-cd, 2008, Show Me Your Wounds)
Un Suono Spirituale, Una Storia Interiore (cd, 2006, autoproduzione)
A Matter Of Deathstyle Pt. I (mini-cd, 2005, autoproduzione)
Humanintelligencearthcancer (cd, 2005, autoproduzione)
Elucubrations… (cassetta, 2003, autoproduzione)
We Are The Lie Which Lives Upon Itself (cd, 2002, autoproduzione)

Collegamenti:
www.myspace.com/anicydawn

Collegamenti interni:
http://fonoarteblog.blogspot.com/2009/09/artisti-icydawn.html

Ascolta gratuitamente il singolo "Trends" su Radio Last.fm



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venerdì 13 novembre 2009

Interviste: PITCH

Storia di una bambina atomica

I Pitch hanno movimentato la scena alternativa degli anni ’90 grazie ad un alternative/rock esuberante, di gusto tipicamente americano, ed alla presenza scenica di Alessandra Gismondi, bassista e cantante. Nati nel 1994, vengono subito notati da Manuel Agnelli, che li porta alla Vox Pop e produce il loro primo album “Bambina atomica” (1997), supportato da un tour nazionale e da un ben noto videoclip con protagonista la pornostar Selen (“Neil Young”). Alessandra ricambierà il favore a Manuel scrivendo “Lasciami leccare l’adrenalina”, che diventerà uno dei brani più celebri degli Afterhours. Passati alla BMG/RCA, pubblicano il secondo album “Velluto” (1999), fortunato nell’ispirazione ed apprezzato dalla critica specializzata. Segue un periodo di silenzio, interrotto nel 2005 dall’annuncio del ritorno sulle scene con una nuova formazione ed un nuovo album, “A Violent Dinner”, che segna la svolta del cantato in inglese. Abbiamo incontrato Alessandra, in procinto di partire per un tour europeo, e fatto quattro chiacchiere su passato, presente e futuro dei Pitch.


Parlami degli albori dei Pitch: come vi siete formati, la musica che vi ha influenzato e come è maturata la scelta del nome.
I Pitch nascono nel 1994 dalla mia amicizia con Stefano e Filippo, con la comune passione per la musica e tanta voglia di mettersi in gioco. Inizialmente il nome era Peach, ma c’erano altri due gruppi, uno inglese ed uno americano, e quindi abbiamo deciso di cambiare mantenendo pressappoco lo stesso suono, ma con un significato più vicino alla musica, infatti Pitch significa picco, acuto, apice del suono. Abbiamo pubblicato due album con questa formazione: “Bambina Atomica” e “Velluto”. Dopo il tour di “Velluto” mi sono presa una pausa di alcuni anni e nel 2005 ho riformato i Pitch con una nuova line up: Luca Bandini e Christian Amatori alle chitarre e Nicola Rambelli alla batteria, con loro ho pubblicato il terzo album “A Violent Dinner”. La musica che ci ha influenzato maggiormente è stata quella di Sonic Youth e Blonde Redhead, ma anche Joy Division e tutta la scena indie americana anni ‘90 come Pavement, Pixies, Breeders tanto per citare alcuni nomi.

Importante l’incontro con Manuel Agnelli, che vi ha portato in studio per la realizzazione del vostro esordio discografico "Bambina Atomica": cosa ti ricordi di quel periodo? C’è qualche aneddoto che vuoi raccontare?
Ricordo tutto di quel periodo: gli incontri con Manuel e Charlie in Vox Pop per preparare la produzione, le prove nella casetta di campagna, le registrazioni in studio, i cori con Manuel in “Vesciche”, la guerra dei “jacks” tra Manuel e Stefano durante le riprese delle chitarre sul finale di “Bambina Atomica”.

Per il videoclip di "Neil Young" hai coinvolto la famosa pornostar Selen e non è stata una scelta fatta a tavolino perché so che lei è una tua grande amica. Cosa ti ricordi della lavorazione di quel video? Frequenti ancora Selen?
Si, è esatto quello che dici, in quell’epoca lei frequentava i miei corsi di aerobica nella palestra dove insegnavo e la collaborazione al video è stata spontanea, abbiamo pensato in Vox Pop che lei fosse la sostituta perfetta per interpretare me “la cantante dei Pitch” nel video di Neil Young e la cosa credo che abbia funzionato in quanto a distanza di anni le persone ancora ricordano il video! Non ci vediamo spesso ma ogni tanto capita di incontrarci, Ravenna è piccola.

Gli anni ‘90 si chiudono con la vostra seconda uscita “Velluto”, parlami della genesi di questo disco e delle differenze con "Bambina Atomica".
“Velluto” nasce durante il tour di “Bambina Atomica”, è stato un album di crescita dal punto di vista creativo musicale ma anche come produttori della nostra stessa musica. Ci siamo rivolti a Manuel solo per la pre-produzione. In studio abbiamo prodotto tutto da soli con l'aiuto naturalmente di ottimi musicisti e tecnici del suono che all'epoca la BMG ci affiancava, come Marco Lecci e Mario Conte. Le differenze con “Bambina Atomica” sono abbastanza evidenti: “Bambina Atomica” è un album “naif”, nel senso buono del termine, molto spontaneo e diretto, sporco al punto giusto e con una produzione "lo-fi" di Manuel molto azzeccata, che ci ha rappresentato al meglio. “Velluto” è più raffinato, arricchito con arrangiamenti di strumenti vintage che davano un tocco di sensibilità musicale maggiore all'atmosfera dell'album.

Ricordo che all’epoca foste paragonati ai Prozac+... accostamento infelice che forse vi ha penalizzato nella percezione di una certa fascia di pubblico. Pensi che oggi, a posteriori, si abbia una giusta percezione del valore dei Pitch?
Le similitudini credo che siano state un po’ forzate in quanto all'epoca non vi erano molte “front girl” nel panorama musicale italiano. Credo che musicalmente fossimo molto distanti, ma i paragoni non mi hanno toccato più di tanto. Credo che i nostri live al momento rappresentino in pieno la nostra natura, che è molto distante dai Pitch di “Bambina atomica” e “Velluto”, anche perché dei vecchi componenti sono rimasta solo io.

Dopo un decennio florido per il rock alternativo italiano, l’inizio del nuovo millennio ha coinciso con la crisi della musica, le piccole etichette hanno iniziato ad avere problemi di sopravvivenza e le major hanno tagliato i fondi destinati al rock indipendente. Anche i Pitch hanno rallentato la loro attività: quanto avete risentito di questa situazione di crisi?
Sinceramente, subito dopo il tour di “Velluto”, mi sono presa una pausa e sono stata in Australia dove viveva mia madre. Al ritorno ho dato vita insieme a Luca ad un nuovo progetto, “Tennis”, e, sull'onda e l'entusiasmo "Pitch", abbiamo suonato in giro per l'Italia per un paio d'anni partecipando anche ad importanti festival nazionali. Io non mi sono mai fermata a dire il vero e non ho mai smesso di scrivere canzoni, come pure l'attività live è stata sempre notevole. Successivamente sono entrata come bassista nel progetto elettronico "Mono:Fi" ed abbiamo pubblicato un Ep. La crisi delle etichette si, è vero, c'è stata, ma la voglia di esprimermi e soprattutto la forte passione non mi hanno fatto mai demordere.

Nel 2008 avete partecipato alla cd compilation "Danze Moderne vol. 1" con due inediti molto solari, una formazione rinnovata ed una singolare batteria elettronica a portare il tempo. Raccontami di questi due pezzi, gli ultimi dei Pitch cantati in italiano.
È stato un esperimento agli albori del 2005: le canzoni sono nate all'inizio della collaborazione con Luca e Christian come “progetto Pitch”. Non avendo un batterista abbiamo registrato con la drum machine e i due brani sono stati nel cassetto finché Carlo Furii di Danze Moderne mi ha scritto chiedendomi se ero interessata a partecipare alla compilation. Ho accettato molto volentieri in quanto le canzoni ci erano sempre piaciute, ma con l'entrata del batterista non erano state prese in considerazione per inserirle nel nuovo album, anche perché la mia scrittura dei testi si era spostata in inglese per provare a far arrivare la nostra musica oltre i confini italiani, una specie di scommessa!

Quindi la svolta di "A Violent Dinner", un suono molto più equilibrato rispetto agli anni ‘90 e la volontà di abbracciare il cantato in inglese: una nuova voglia di internazionalità o un vecchio desiderio di liberazione da una certa scena alternativa dove l´italiano nei testi è stato (ed è) quasi un obbligo?
La scelta alla lingua inglese è avvenuta attraverso una lenta gestazione, sono passati infatti due anni dalla registrazione di “Colazione da Sisley” e “Mezzanotte fluorescente”, i brani presenti sulla compilation "Danze Moderne vol. 1". In quel periodo mi veniva più spontaneo scrivere in inglese e la svolta è avvenuta in modo molto naturale e non forzato. E poi, come ti dicevo prima, anche la voglia di poter portare la nostra musica all'estero con i concerti. Per quanto riguarda "A Violent Dinner" è un album diverso dai precendenti perché creato da tutti i musicisti e le canzoni hanno preso forma dal contributo di ogni singolo elemento che forma la band. Siamo stati tutti molto soddisfatti di questo album e rappresenta al 100% il suono Pitch dell'ultimo periodo.

Siete sicuramente uno dei migliori live-act della scena indipendente del nostro paese, cosa si libera di voi quando salite su un palco?
È una cosa bellissima quando si sale sul palco, si crea un'alchimia davvero unica che ci trasporta attraverso le note delle nostre canzoni a momenti di pura malinconia, molto romantica e dolce, fino ad arrivare a momenti di forte tensione quasi psicotica!

Siete stati attivi in due decadi molto diverse tra loro: gli anni ‘90, ancora dominati dalle case discografiche classiche e da un vecchio modo di fare discografia, e i primi dieci anni del nuovo millennio dove, con la perdita di importanza del supporto fisico e la diffusione della musica sul WEB, si sono stravolte le regole del mercato e il modo di ascoltare la musica. Come vivi questa rivoluzione tecnologica? Ti senti a tuo agio tra mp3, streaming e peer to peer? Pensi che agli artisti abbia realmente giovato questa situazione?
No, non mi trovo a mio agio per nulla! Io sono ancora all'antica, registro i miei demo ancora su musicassette e registratorini a piste! Sicuramente non ha giovato alla musica tutta questa tecnologia, lo dimostra la crisi in atto da più di dieci anni e credo sia dura tornare indietro ora.

L’attuale scena musicale alternativa italiana è molto ricca di proposte, forse più in quantità che in qualità: quali sono, secondo te, i nomi che si distinguono dalla massa e che meritano di essere citati?
Sono davvero tante le proposte interessanti, dai “Giardini di Mirò” ai “Julie's Haircut” ai “A Classic Education” a “Wother Goes Stranger” e molti molti altri, che visto la mia scarsa memoria sto scordando in questo momento.

Schonwald è un tuo progetto collaterale messo in piedi assieme a Luca, musicalmente molto più sperimentale rispetto ai Pitch. Qual è il significato di questo diverso modo di fare musica?
Schonwald nasce principalmente da Luca, che si occupa praticamente di tutte le basi elettroniche e stesura delle parti di chitarra. Io arrivo alla fase finale del percorso con la melodia e linee di basso. Praticamente lavoro al contrario di come solitamente lavoro con i Pitch. Nasce dalla voglia di metterci in gioco con una sperimentazione musicale più “noise” senza perdere di vista la vena pop.

Cosa c’è nel futuro dei Pitch?
Stiamo lavorando al nuovo album e siamo molto elettrizzati da come stanno riuscendo i provini. Siamo davvero molto fiduciosi, incrociamo le dita! Nel frattempo stiamo anche suonando qualche live per provare le nuove canzoni e non perdere l'allenamento!


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sabato 3 ottobre 2009

Dischi: CADABRA – Wave/Action

New wave in azione!
Sorprendente questo quarto cd dei Cadabra, il primo non autoprodotto, pubblicato da Fonoarte. Sorprendente perché l’elettronica, che da sempre aveva caratterizzato i loro lavori, in questo disco è completamente assente. Il risultato è un insieme di canzoni scarne di basso/chitarra/batteria, dove tutta l’emozionalità dei brani è negli arpeggi/riffs di chitarra e nella voce del frontman Sebiano Cuscito. Canzoni sorrette da una straordinaria sezione ritmica, affidata alla batteria di Francesco Radicci e al basso di Vincenzo Romano, da sempre carro portante della band.
Se il primo brano “The Spell” ci precipita nel gotico anni ’80, in una lunga suite che ricorda certe cose dei The Cure, ecco delle aperture più solari nei successivi “Those Three Days” e “The Addiction”. Malinconico il singolo “Watching Me Change”, in rotazione nelle maggiori radio e web radio indipendenti e accompagnato da un video lo-fi, come è nella loro tradizione. In chiusura uno splendido ballabile, la melodica “Christabel”, apoteosi pop del disco. In definitiva un album piacevole, che farà la gioia degli appassionati del genere. Rimarrà deluso chi si aspettava dai Cadabra una maggiore sperimentazione e contaminazione del loro suono per questa prova decisiva di Wave/Action, ma siamo sicuri che lo scopo della band era semplicemente consegnare al mondo un onesto disco new wave ed è quello che hanno fatto.

Artista: CADABRA
Titolo: Wave/Action
Anno: 2009
Etichetta: Fonoarte
Stile: new wave, rock

Tracklist:
1- The Spell
2- Sister
3- Those Three Days
4- Watching Me Change
5- The Addiction
6- Other Side
7- All Your Bodies
8- Christabel

Formazione:
Sebiano Cuscito: voce, chitarra
Vincenzo Romano: basso
Francesco Radicci: batteria

Discografia
Wave/Action (cd, 2009, Fonoarte)
Live And Alive (cd+dvd, 2007, autoprodotto)
Love Boulevard (mini-cd, 2006, autoprodotto)
Blood And Blades (mini-cd, 2003, autoprodotto)
Sound Moquette (cd, 2002, autoprodotto)

Collegamenti:
http://www.cadabra.org/
http://www.myspace.com/cadabraband

Collegamenti interni:
http://fonoarteblog.blogspot.com/2009/09/artisti-cadabra.html

Ascolta gratuitamente il singolo "Watching Me Change" su Radio Last.fm

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martedì 29 settembre 2009

Artisti: ICYDAWN

L’elettronica industriale svizzera sbarca in Italia

Il progetto sperimentale svizzero Icydawn nasce a metà anni ’90, fondato da Sacha Rovelli - ex chitarrista per diverse formazioni new wave e industrial mai uscite dalla sala prove - per poter trovare una forma espressiva lontana dai compromessi dati dall’uso convenzionale degli strumenti e a volte anche dalla musica stessa, limitandosi infatti spesso alla pura manipolazione di suoni o campionature.

I primi lavori di Icydawn consistono in sessioni d’improvvisazione fatte di campionature, rumori e chitarra, oppure attraverso l’uso di suoni prelevati da un vecchio PC, quindi registrate su cassetta e sigillate con un bollino recante la scritta Icydawn, poi diventato il nome vero e proprio del progetto. Idee più strutturate e vicine alla comune concezione di musica hanno iniziato a prendere forma verso fine anni ’90, con l’acquisto di un sintetizzatore GEM S2 di terza mano e un registratore Revox degli anni ’60. Dopo aver messo assieme una prima cassetta di registrazioni live in studio, vede la luce l’autoproduzione “We Are The Lie Which Lives Upon Itself”, sotto forma di CDr limitato a 100 copie. Qui, alla sperimentazione più estrema, vengono affiancate tracce che molto devono al synthpop e alla new wave dei primi anni ‘80, anche se il tutto stravolto e reso ossessivo. Seguono i demo “Elucubrations…” cassetta contenente un’unica traccia dark ambient di 50 minuti, divisa in due parti; “Humanintelligencearthcancer”, album di 11 tracce, ancora a cavallo tra synthpop, new wave e la sperimentazione più dura; “A Matter Of Deathstyle” miniCDr di 3 tracce, concepito come muro sonoro privo di strutture musicali e “Un Suono Spirituale, Una Storia Interiore”, colonna sonora per la mostra fotografica dell’artista italiana Aimaproject, dallo stesso titolo. Nel 2008 viene pubblicato dall’etichetta svizzera Show Me Your Wounds il miniCD “Il Tagliacarte - L’Angelo - I Fantasmi” (a nome Icydawn + Aimaproject), composto di tre tracce minimali e oscure, che ospitano testi scritti e recitati da Aimaproject, più una ghost-track. Il cd, recensito da importanti web magazines, porta Icydawn all’attenzione degli ambienti gotico-industriali, soprattutto del Nord Europa.

A seguito di tale notorietà, nel 2009 Icydawn firma un contratto con l’etichetta italiana Revenge per la realizzazione di una compilation che raccolga materiale dagli esordi al presente, dove, a una maggioranza di tracce originali, vengano affiancate versioni re-incise/rielaborate e qualche inedito. Il disco uscirà nell’autunno del 2009 con il titolo di “A Personal Collection Of Demo(n)s”.

Artista: ICYDAWN
Etichetta: Revenge
Stile: elettronica, industriale

Formazione:
Sacha Rovelli: strumenti - voce

Discografia
A Personal Collection Of Demo(n)s (cd, 2009, Revenge Records)
Il Tagliacarte - L’Angelo - I Fantasmi (a nome "Icydawn+Aimaproject", mini-cd, 2008, Show Me Your Wounds)
Un Suono Spirituale, Una Storia Interiore (cd, 2006, autoproduzione)
A Matter Of Deathstyle Pt. I (mini-cd, 2005, autoproduzione)
Humanintelligencearthcancer (cd, 2005, autoproduzione)
Elucubrations… (cassetta, 2003, autoproduzione)
We Are The Lie Which Lives Upon Itself (cd, 2002, autoproduzione)

Collegamenti:
www.myspace.com/anicydawn
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giovedì 24 settembre 2009

La SIAE e la ripartizione dei diritti d’autore

Ecco perché il 60% dei musicisti non trova i soldi sui rendiconti semestrali SIAE

Molti colleghi musicisti, iscritti alla SIAE, mi chiedono perché prima guadagnavano poco e adesso guadagnano ancora meno in diritti d’autore sebbene abbiano una discreta attività concertistica. Vediamo di fare luce su questo problema. Intanto stiamo parlando di piccoli autori, musicisti che hanno un piccolo gruppo e suonano nei pub, nelle piazze e le cui maggiori entrate derivano dai concertini. Il concertino, per la SIAE, differisce dal concerto perché si svolge in luoghi non deputati in origine allo svolgimento di eventi live, come bar, birrerie, stabilimenti balneari, circoli culturali, ecc… Fino a qualche anno fa il principale motivo per il quale non s’incassavano i diritti sulle serate era la superficialità con la quale si compilava il “Programma musicale SIAE” (in gergo “borderò”). Ancora incontro musicisti sbalorditi quando spiego loro che nella compilazione del borderò bisogna inserire correttamente sia il compositore sia il titolo di tutti i pezzi suonati, facendo attenzione nel segnare una sola lettera per casella, altrimenti il documento verrà annullato e non conteggiato nelle ripartizioni per i diritti d’autore. È necessario compilare precisamente il borderò perché esso passa attraverso un computer che scarta quelli compilati in modo scorretto, basta anche una piccola virgola, un apostrofo, una lettera fuori posto. Ebbene sì, se si sbaglia il nome dell’autore o un titolo, se si esce poco poco dalla casella, non viene annullata la canzone, come molti pensano, ma tutto il borderò.
Svelato il primo arcano.


Ma la SIAE, non contenta di annullare così una quota sostanziosa di programmi musicali e non corrispondere i dovuti diritti d’autore per una lettera fuori posto, ha avuto un “colpo di genio”: dall’ottobre del 2006, il 75% dei diritti da distribuire verrà assegnato in modo “statistico” a brani rilevati in concerti registrati segretamente da funzionari della SIAE, stabilendo in base a tale campionamento una sorta di "tabella di ripartizione" che secondo la società è rappresentativo del reale utilizzo delle opere protette, mentre il restante 25% verrà assegnato con estrazione a sorte di un borderò su cinque. Questo cosa significa? La SIAE effettua delle registrazioni segrete di concerti, dove è più probabile che vengano suonate canzoni di Lucio Battisti, Vasco Rossi e Laura Pausini che le vostre. Da queste rilevazioni sarà stilato un elenco di brani statisticamente più eseguiti, che “si beccheranno” il 75% del totale dei diritti d’autore prodotti durante il semestre. La probabilità che un piccolo autore rientri in questa specie di classifica è nulla, calcolando che la SIAE effettua solo 500 registrazioni segrete ogni 6 mesi e in Italia, nello stesso spazio temporale, si svolgono circa 200.000 concerti, prevalentemente di gruppi cover, “tribute” e piano-bar, che faranno felici Paul McCartney, i Queen, Ligabue, U2 e così via. In parole povere, voi suonate, Mogol incassa i vostri diritti. La possibilità che il brano di un piccolo autore rientri nella rilevazione è dello 0,025%. Il restante 25% dei diritti, invece, viene assegnato alla vecchia maniera, ossia dalle rilevazioni dei borderò, ma con una sostanziale novità: solo un borderò su cinque verrà pagato, in una ignobile estrazione a sorte. In pratica: una lotteria! Un danno per i piccoli autori e un incremento consistente dei guadagni per i grandi autori. Qual è la beffa nella beffa? Che voi musicisti pagate una quota sociale annua alla SIAE affinché essa raccolga i vostri diritti. I diritti ve li raccoglie, sì, ma li dà a Zucchero Fornaciari, non a voi.

Che cosa fare? I miei consigli sono questi:
1- Se non siete iscritti alla SIAE, non iscrivetevi! Andrete solo a buttare dei soldi (220 euro per l’iscrizione e 91,50 euro annue di quota sociale). E ricordatevi: non è l’iscrizione alla SIAE che vi qualifica come autori, ma diventate tali nel momento stesso che iniziate a scrivere delle canzoni vostre. Mozart non era iscritto alla SIAE. Inoltre la SIAE, nel caso un vostro pezzo venga plagiato, non vi tutela affatto! L’unica cosa che fa è prendere il vostro spartito, confrontarlo con il brano che vi hanno copiato e dire “Sì, ti hanno plagiato”. Poi gli avvocati, con tutte le spese legali correlate, dovrete pagarli voi, di tasca vostra. Provate a fare una causa a Phil Collins: vi ridurrete sul lastrico e magari perdete pure. Per tutelarvi basta che vi spediate una copia delle vostre opere su cd dentro una busta sigillata tramite raccomandata. Ma mi riprometto di tornare su questo argomento della tutela in un prossimo articolo.
2- Se siete iscritti, cancellatevi! Inutile protestare, loro hanno il coltello dalla parte del manico, non faranno mai i vostri interessi se non avete una grossa casa discografica alle spalle e non producete centinaia di migliaia di euro all’anno in concerti e vendite di dischi. La cancellazione va fatta entro il 30 settembre di ogni anno con raccomandata AR. Fate sempre in tempo ad iscrivervi nuovamente se vedete che i vostri pezzi stanno avendo successo, scalano le classifiche e vi invitano a “Top of the pops”.

Sarebbe un bel segnale se tutti i piccoli autori si cancellassero, cessando così di alimentare con il loro sudore questo ennesimo carrozzone italiano, che arricchisce solo i grandi autori e la SIAE. Purtroppo i musicisti assistono passivamente a questi scempi e continuano a pagare il bollettino, che ogni anno giunge puntuale. Lo stesso presidente della SIAE, Giorgio Assumma, ha recentemente dichiarato che il 60% degli iscritti non riesce a coprire con i guadagni le spese della quota annuale. Ma visto che nessuno vi obbliga ad essere soci della SIAE… restare associati è proprio masochismo!


Articoli correlati:
Come cancellarsi dalla SIAE
Come compilare il borderò SIAE


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sabato 19 settembre 2009

Dischi: HIROSHIMA MON AMOUR – Embryo Tour 2005

Gli ultimi cavalieri della new wave italiana

Forse l’ultimo guizzo della new wave cantata in italiano questo “Embryo Tour 2005”, quarto album degli Hiroshima Mon Amour, band che ha saputo raccogliere l’eredità dei grandi gruppi degli anni ’80, Diaframma su tutti, e perpetuare un genere che agli albori dei ’90 era dato per spacciato. C’è il sapore dell’addio dentro questo disco, non tanto perché al suo interno vengono ripercorse le tappe di dieci anni di gloriosa carriera underground, già celebrati tra l’altro dal cd retrospettivo “Cambio 1995-2001” (2004), quanto per la decisione di Carlo Furii, leader storico, di buttarsi nel campo della discografia con tanta di quella dedizione da accantonare qualsiasi progetto relativo agli HMA. La sua etichetta Danze Moderne rende forse l’ultimo servigio alla band pubblicando questo straordinario live. Sopra troviamo uno dei concerti del tour che nel 2005 li ha visti in giro per i locali italiani, con una scaletta che spaziava dalle primissime composizioni a “embrioni” di nuovi brani, come nel caso di “Come ogni notte”, destinato ad un nuovo album che forse non ascolteremo mai.
Per questo live è stato recuperato quasi tutto “Anno Zero” (1999), un album oramai introvabile della discografia HMA, dove mancano all’appello solo “Ottobre” e “Diniego”, tutti i classici di “Dedicata” (2000), ad eccezione di “Lontani da una città di luci” (sigh!), e quasi tutto “Cambio 1995-2001”. Grandi interpretazioni di classici come “Nume”, “La casa”, “Luna” e “L’insetto”. C’è una versione totalmente stravolta di “Eclissi”, che qui diventa un lunghissimo mantra psichedelico, e due cover di pregio: “Siberia”, un classico del repertorio HMA rubato ai Diaframma, e un’inattesa “Play For Today” dei The Cure. Sicuramente un album riuscito, tra i migliori della loro discografia, dove si mischiano mirabilmente new wave, gotico e rock per un’ora abbondante di intense emozioni. Che speriamo non essere le ultime.

Artista: HIROSHIMA MON AMOUR
Titolo: Embryo Tour 2005
Anno: 2008
Etichetta: Danze Moderne
Stile: new wave, rock

Tracklist:
1- Anno zero
2- Nume
3- La casa
4- Aspettando domani
5- Fuga dall’Eden
6- Cambio
7- Play For Today
8- Ingenuità
9- Nudo
10- Di notte...
11- Come ogni notte
12- Eclissi
13- Luna
14- Desiderio impossibile
15- Nemesi
16- Risveglio
17- Siberia
18- L’insetto

Formazione:
Carlo Furii: voce, tastiere
Massimo Di Gaetano: chitarra
Domenico Capriotti: basso
Livio Rapini: batteria
Agnese Piovani: tastiere

Discografia
Embryo Tour 2005 (cd, 2008, Danze Moderne)
ES (mini-cd, 2007, Danze Moderne)
Cambio 1995-2001 (cd, 2004, Revenge)
Hiroshima Mon Amour: 4 (mini-cd, 2004, autoprodotto)
Dedicata (cd, 2000, Ghost Records)
Anno Zero (cd, 1999, Ideasuoni)
Hiroshima Mon Amour (mini-cd, 1999, distribuito in allegato alla fanzine Petali Viola)

Collegamenti:
http://www.hma.it/

Ascolta gratuitamente il brano "L'insetto" su Radio Last.fm
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domenica 13 settembre 2009

Dischi: AAVV – Danze Moderne vol. 1

Il rock cantato in italiano e la rivincita delle cd compilations

Negli anni ’80 le compilations di artisti vari, ancora su vinile, erano dei dischi importanti, il mezzo con il quale le piccole etichette indipendenti mettevano in vetrina le loro bands pubblicandone i loro pezzi migliori. Erano dischi che passavano alla storia, penso a “Catalogue Issue” dell’IRA, che fa bella mostra nella mia collezione di LP. Cambiano le cose negli anni ’90: con l’affermazione del cd come supporto di utilizzo e l’abbattimento dei costi di produzione, la compilation diventa un mezzo con il quale le piccole etichette si autofinanziano, invitando bands emergenti a partecipare dietro pagamento di una quota sostanziosa, di cui una piccola parte veniva utilizzata per la stampa del cd, il resto veniva intascato. Quasi sempre erano dischi di scarsa qualità, sui quali venivano proposti gruppi spesso non all’altezza, in un’accozzaglia di generi molto diversi tra loro. Poche cose sono cambiate con l’avvento del nuovo millennio.

A restituire dignità al concetto di compilation ci ha pensato l’etichetta Danze Moderne con questo “Danze Moderne vol. 1”. Ideata come “manifesto sonoro” della neonata etichetta, essa è stata pensata come un vero e proprio album, piuttosto che una semplice ed arida sequenza di canzoni. Al suo interno hanno trovato spazio otto gruppi con due brani a testa, di cui ben dodici inediti, canzoni registrate esclusivamente per questo disco. Una scelta coraggiosa e controcorrente a partire dalla sua struttura, quindi. Tra i gruppi partecipanti troviamo dei “big” del calibro di (P)itch, Santa Sangre, Amerigo Verardi e Hiroshima Mon Amour, accanto ad emergenti di assoluto valore come Lisa Kant & RedKitties, Hattorihanzo, OGM e Soluzione, gli uni accanto agli altri senza alcuno steccato, accomunati dalla sola qualità delle proposte, unico metro di giudizio nell’assemblare questa raccolta. E la qualità è veramente alta. L’ascolto scorre liscio, sebbene si passi dal rock americano dei (P)itch al synthpop dei Soluzione, dall’elettronica danzabile di Lisa Kant & RedKitties alla psichedelia di Amerigo Verardi, ciò a testimoniare una scaletta assemblata con intelligenza. I (P)itch ci regalano le loro due ultime perle cantate in italiano, prima della svolta dell’inglese, mentre un gradito ritorno è quello dei Santa Sangre, dopo qualche anno di silenzio, e speriamo sia la volta buona per un convinto rientro sulle scene musicali (magari con Danze Moderne?). Ma a tutti auguriamo un roseo futuro, le premesse ci sono, abbiamo ascoltato tutti artisti motivatissimi, che non si sono risparmiati nel dare il loro meglio per questo progetto. Insomma, una compilation come poche altre sono state capaci di essere nella storia del rock italiano, quindi un oggetto prezioso da possedere, ascoltare e conservare gelosamente.

Artista: Artisti Vari
Titolo: Danze Moderne vol. 1
Anno: 2008
Etichetta: Danze Moderne
Stile: rock, alternativa, new wave, elettronica

Tracklist:
(P)itch
1) Mezzanotte fluorescente
2) Colazione da Sisley
HattoriHanzo
3) Occhi rossi
4) Timbro clone
Soluzione
5) Infettami
6) Facili forme
Lisa Kant & Redkitties
7) Make up
8) Gin
Hiroshima Mon Amour
9) Marta di giorno/Marta di notte
10) Fiore sulla roccia
Santa Sangre
11) Ballata del cosmonauta perduto
12) Il corpo solo
OGM
13) Incubatrice
14) Scania 380
Amerigo Verardi
15) Gocce glam
16) Lazy Jane (live)

Collegamenti:
http://www.danzemoderne.it/


sabato 29 agosto 2009