sabato 31 marzo 2012

Interviste: Cadabra

Passato, presente… e futuro.

In Italia non mancano certamente bands di talento che operano fuori dai target commerciali, ma per loro è molto difficile trovare i meritati spazi. Pochi sopravvivono. Altri, testardamente, tirano dritto per la loro strada a costo di enormi sacrifici. Per anni ho seguito la storia dei Cadabra, ad ogni concerto mi avvicinavo al banchetto dei cd per scoprire se qualche etichetta discografica avesse loro accordato fiducia, ma nulla: i Cadabra continuavano a distribuire orgogliosamente le loro autoproduzioni ed a portare sul palco tutta la loro professionalità. Il genere? Una new wave rivisitata e corretta, adattata al nuovo millennio grazie a potenti iniezioni di elettronica moderna. Non è un caso che la Revenge Records, giovane etichetta indipendente attenta più alla qualità della proposta che non al lucro, li abbia messi in testa alle priorità, facendo dell’album “Past To Present” la sua prima uscita del 2011. L’occasione è ghiotta per raggiungere il loro batterista Francesco Radicci e scambiare quattro chiacchiere sul nuovo disco e sulle aspettative per il futuro.

“Past To Present” raccoglie in un solo disco tutte le vostre autoproduzioni, eccetto “Sound Moquette”, alcuni brani tratti dal vostro album “Wave/Action” remixati e l’inedito “Heart”. Come è maturata la scaletta di questo disco? C’era bisogno di una raccolta di vecchio materiale per i Cadabra?
Penso proprio di sì, che ce ne fosse bisogno. Non è il classico album-raccolta di materiale trito e ritrito, ma un’occasione per pubblicare ufficialmente brani dai nostri primi cd autoprodotti. “Past to Present” legittima e valorizza la nostra produzione più datata e contemporaneamente dà la possibilità a chi non ci conosce di ascoltare il meglio dei Cadabra in un unico disco. Quanto alla scaletta, d’accordo con la Revenge Records, si è pensato di conservare un ordine cronologico: il cd quindi si apre con i pezzi di “Blood And Blades” del 2003 e si chiude con “Heart”, l’inedito realizzato nel 2010.

Per l’album “Wave/Action” avete reso il suono più ruvido e spigoloso rispetto alle due precedenti autoproduzioni “Blood And Blades” e “Love Boulevard”, le tastiere che vi avevano caratterizzato da sempre sono sparite. Il singolo “Heart”, pubblicato lo scorso autunno e che abbiamo ritrovato su “Past To Present”, recupera invece l’elettronica e rispolvera il sound dei primi lavori. Dove sta andando, a tuo avviso, il suono dei Cadabra?
Sinceramente non vedo grandissimi cambiamenti dai primi lavori ad oggi. Piuttosto, credo che a differenziare il sound sia stato l’uso altalenante di synth e tastiere. Quando presenti, e nella misura in cui sono stati utilizzati, hanno finito per ammorbidire molto, poco o per niente, brani tutto sommato abbastanza simili. È forse la ragione per la quale “Wave/Action”, in cui la componente elettronica è nulla, risulta più crudo rispetto agli altri cd, per esempio rispetto a “Blood And Blades”, dove i synth sono più in evidenza. Infatti, se ridotte all’osso, non vedo grandi differenze tra una “Sleeping” e una “All Your Bodies”. In futuro non so. Siamo molto soddisfatti di “Heart” e vorremmo proseguire su quella scia, doverose variazioni permettendo.

La copertina di “Wave/Action”, spartana e in bianco e nero, sembra provenire direttamente dagli anni ’70, uno scatto sfocato di due bambine su una spiaggia, una grafica che mi ha fatto pensare, in qualche modo, ai The Cure di “Primary” e “Killing An Arab”. “Past To Present”, invece, sembra disegnata da Peter Saville: minimale e fortemente simbolica come le copertine dei New Order. Secondo te, The Cure e New Order possono essere considerati, nella grafica come nel sound, la vostra principale fonte d’ispirazione?
Ogni copertina ha una storia a sé. Quella di “Wave/Action” era strettamente legata ad una sorta di concept che, appunto, oltre alla copertina dell’album, riguardava il relativo servizio fotografico e il video di “Watching Me Change”. Per “Past To Present” ci siamo affidati ai grafici della Revenge Records. Desideravamo qualcosa di semplice, sobrio e consono ad un album-raccolta e così è stato. Più che di ispirazione, parlerei di gusti, però è anche vero che influenze e gusti spesso vanno di pari passo.

Come nasce una canzone dei Cadabra? C’è qualcuno di voi che ha le idee principali o tutto il processo creativo è condiviso?
Non esiste un unico modus operandi. A volte nascono da idee di Sebiano, che poi vengono sviluppate insieme, come nel caso di “Heart”. Altre volte accade il contrario, come per alcuni pezzi di “Wave/Action” tipo “Watching Me Change” e “Christabel”, nati da proposte mie e di Vincenzo. In generale Sebiano è quello che di noi passa più tempo sullo strumento, ma poi ci si confronta e si lavora assieme.

Quanto i Cadabra hanno un piede nel passato e uno nel presente, ossia quanto vi sentite ispirati dalle bands del rock attuale come Radiohead, Interpol o Editors rispetto a quelle della vecchia new wave?
Dei tre l’unico che ascolta quei gruppi è Vincenzo. Io e Sebiano siamo più legati alla scena old school tradizionale, che inevitabilmente rappresenta il nostro background. Ad ogni modo in fase compositiva cerchiamo di svincolarci anche da quella puntando a qualcosa di più originale e attuale, ovviamente restando in ambiti new wave e dark-rock.

Qual è, se esiste, l’identikit del fan tipico dei Cadabra? Vi seguono solo i nostalgici della new wave o riuscite a coinvolgere anche altre tipologie di ascoltatori?
Indubbiamente il nostro pubblico è composto per lo più da amanti di new wave e musica affine, tipo dark, goth, synth-pop. Però, fortunatamente, non ci siamo mai chiusi in cliché e nicchie blindate. Così come noi ascoltiamo indistintamente da Bowie ai Sisters Of Mercy, dai Joy Division ai Depeche Mode, anche la tipologia di gente che ci segue mi sembra abbastanza variegata.

I Cadabra hanno suonato tantissimo dal vivo in passato, adesso sono sui palchi con l’Action/Tour: cosa è cambiato nella musica dal vivo in Italia negli ultimi dieci anni?
Parecchio e forse in peggio. Sintetizzando direi che è aumentato il gap tra piccoli e grandi concerti. Una volta il panorama era più stratificato, oggi la divisione tra grandi e piccole produzioni è sempre più netta ed evidente. In questi dieci anni siamo cambiati anche noi e il nostro approccio all’attività live: un tempo facevamo anche 50-60 concerti all’anno, ma accettavamo di tutto ed eravamo in una fase in cui potevamo e dovevamo accettare di tutto. Oggi, alla quantità, preferiamo la qualità. Dopo centinaia di concerti, fisiologicamente e artisticamente, non possiamo prescindere da scelte di questo tipo.

Si parla tanto di crisi della musica, come vivono i Cadabra il loro essere musicisti, c’è più ottimismo o più pessimismo nel guardare al futuro?
Guardiamo al futuro con consapevolezza di mezzi, luoghi e risultati. In più di dieci anni di attività siamo riusciti a fare quanto ci eravamo prefissati creandoci anche un prezioso seguito di pubblico. Sappiamo cosa significa vivere in Italia ed essere musicisti in un Paese come il nostro, quindi andiamo avanti per la nostra strada senza entusiasmarci o deprimerci eccessivamente. Cerchiamo di fare e raccogliere il massimo e, soprattutto negli ultimi tempi, non ci possiamo affatto lamentare.

Con il nuovo millennio è cambiato il modo di fruire la musica, i vinili erano già stati soppiantati dai compact disc negli anni ‘90, ora gli mp3 stanno soppiantando i compact disc e affollano iPod, cellulari e computers. I Cadabra da che parte si schierano? Supporto fisico o mp3?
Personalmente sono ancora legatissimo al supporto fisico, lo preferisco di gran lunga all’mp3. Oltretutto detesto scaricare i dischi. Quelli che mi piacciono, li compro. Da musicista ragiono in maniera più elastica e capisco che il nuovo mercato sia anche quello delle piattaforme digitali e soprattutto dell’ascolto free tramite YouTube, per cui vedo l’unico lato positivo, cioè che la musica oggi circola molto più facilmente. Se potessi scegliere, tornerei indietro a 30 anni fa. Non potendo, mi adeguo.

Dopo “Past To Present”, quale sarà la prossima mossa dei Cadabra?
Con le date di Milano, Cagliari e Roma, abbiamo da poco concluso un mini-tour promozionale, cominciato con l'uscita di "Wave/Action" e proseguito poi con la pubblicazione di "Past to Present". Perciò adesso è ancora presto per decidere come muoverci nell'immediato futuro, oltretutto c'è sempre la promozione su stampa, web e radio che ci tiene costantemente impegnati e attivi. Al momento posso solo anticipare che nel 2012 uscirà una biografia della band. Si intitolerà "Cadabra, Un buco nell'underground" e ripercorrerà la nostra storia sin dalle origini, con racconti, ricordi, fatti, luoghi, persone e aneddoti di quasi 14 anni di attività. La sto curando io in prima persona. Il libro potrebbe interessare non solo i fans in quanto, per certi versi, si presenta come una sorta di romanzo che affonda la trama nell'underground darkwave italiano dell'ultimo trentennio. Potrei definirlo così: uno spaccato di vita underground che vede protagonista una band di provincia e che quindi, solo implicitamente, diventa biografia dei Cadabra. Tra non molto saremo in grado di fornire ulteriori dettagli.